Lo sguardo di Luciano è bruciato. Dalle luci, da cui vorrebbe essere avvolto; dalla povertà, prima sfrattata dalla bancarella del pesce, poi accolta in maniera quasi ossessiva; dalla vita, difficile nella sua messa in scena, così diversa da quella rappresentata in tv. Matteo Garrone ha disegnato su Aniello Arena, detenuto-attore, un personaggio incredibile eppure vero. Volto smunto, corporatura possente, Luciano è il protagonista di una commedia a tratti surreale, a tratti tragica,
Film
Che mondo sarebbe senza "Reality"?
La solitudine dei numeri primi
Per parlare del film non possiamo non partire dal libro. Chi cerca una storia spensierata o per svagarsi deve tenersi alla larga. La vicenda è dura come un sasso. E' triste. Esplora i recessi dell'animo umano, in questo caso di due anime, che hanno cominciato a sanguinare in giovane età. Due forme di sofferenza diverse avvicinano i due protagonisti che si sfiorano, quasi si toccano, poi sono lonatni, lontanissimi. In seguito vicini con le labbra ma stravolti nel pensiero. Poi di nuovo distanti, come uno yo-yo.